La Sicilia, una regione che ti ruba il cuore, specialmente il mio che da sempre le è legato. La mia nonna aveva origini siciliane e fin da quando ero piccola mi ha sempre raccontato tutte le bellezze che ha vissuto in quel luogo. Lei era originaria di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani ed ha amato la sua terra a tal punto da trasmetterlo nei suoi racconti a noi nipoti, me in particolare. Tutto questo amore mi ha spinto a riviverla con occhi e cuore più adulto quasi tre anni fa, nell’agosto del 2017, quando con amici ho percorso tutta la parte occidentale partendo da Palermo, scendendo ad Agrigento e risalendo a ovest. È stato un viaggio emozionante, sotto tutti i punti di vista. Innanzitutto perché dai miei occhi sembrava come essere tornata indietro nel tempo e rivivere dal vivo tutte le fotografie d’infanzia nelle quali ero a casa della nonna, che mi dava il permesso di mangiare il gelato dopo cena al fresco della sua terrazza. Qui, mi rimpinzavo di pane fresco, come il mio papà ha sempre fatto fin da piccolo, e a dirla tutta, fa tutt’ora. Rivedere tutti quei vicoli, simili tra loro, è stato come se il tempo si fosse fermato e mi avesse regalato tanti ricordi da rivivere e assaporare. Ero molto piccola l’ultima volta che ci sono stata, è vero, ma in un modo o nell’altro sono convinta che esista una sorta di memoria del cuore, che ti lega ai luoghi, alle persone, e che li fa percepire come propri.

Ma ora veniamo a noi, avete voglia di sapere com’è stato il mio viaggio e soprattutto, conoscere tutte le bontà che la cucina siciliana ha da offrire?

Eccoci al principio, arrivati a Palermo, la prima cosa che abbiamo fatto, oltre a salvarci la vita in mezzo al traffico allucinante, è stata raggiungere la “Pasticceria Cappello”, via Colonna Rotta 68, una delle più storiche di Palermo (presente sin dal lontano 1940…), dove abbiamo assaggiato le nostre prime briosches con la ricotta di capra, deliziose. Già di prima mattina mi sarei divorata l’intero bancone di dolci, pieno di ogni colore, ogni profumo ed ogni sapore. Dal classico cannolo siciliano alla cassata, dal Buccellato (dolce tipico natalizio palermitano) alla cassata al forno. Una meraviglia per gli occhi e per il palato.

Nel pomeriggio ci siamo spostati ad Agrigento dove, dopo aver visitato il tempio meraviglioso di Segesta, ci siamo gustati dei buonissimi arancini direttamente lì.

Il signore che ci ha ospitato nel Bad&Breakfast ci ha spiegato che porta fortuna mangiarsene uno all’interno dell’area archeologica e anche se non sembra una cosa del tutto legale, ci siamo fidati. Ci siamo recati alla prima panetteria-rosticceria che vendesse degli arancini e ci siamo lasciati prendere dalla curiosità e soprattutto dalla fame. Gli arancini sono quella cosa che arrivato qui in Sicilia non puoi non assaggiare. C’è da dire che in ogni cittadina o paesino verranno fatti in modo diverso, chi più fritto, chi meno fritto, chi più “ciccione”, chi più sano. Ognuno, però, avrà il retrogusto della storia e della tradizione che si portano dietro e lascerà il palato felice.

Nel nostro tour non è potuta mancare Marsala e vi spiego subito anche il perché: oltre ad essere una grandissima mangiona, sono anche una bevitrice e qui a Marsala c’è una delle cantine più famose della Sicilia, la Cantina di Donnafugata.

Questa cantina oltre ad essere storica è davvero bella da visitare ed è bello sentire raccontare tutto il lavoro che c’è dietro. Dopo una prima visita nelle varie stanze, c’è una fase di degustazione nella quale vengono spiegate nel dettaglio tutte le caratteristiche dei vini principali che vanno dai bianchi, come ad esempio il Lighea, ai rossi, di cui il più famoso è sicuramente il Mille e una Notte, questi due in particolare mi sono piaciuti tantissimo insieme ad un vino un po’ meno conosciuto ma altrettanto buono, il Tancredi, sempre rosso. Non avendo le conoscenze adatte per descrivere i vini mi limito a trasmettervi quello che ho percepito a livello sensoriale, ovvero un insieme di emozioni e percezioni piacevoli, profumi diversi dai nostri e sapori unici. Infine, ultimi, ma non meno importanti: il moscato di Pantelleria, il Kabir, avvolgente e delicato allo stesso tempo ed il re per eccellenza della tradizione siciliana, il passito.

Il Ben Ryé è uno dei passiti più venduti al mondo e vale veramente la pena provare il perché di persona. Ha il colore del miele ed un sapore dolce, raffinato, delicato, un’esplosione di gusti e profumi indimenticabile, si può riconoscere lontano chilometri. A questo proposito vorrei anche raccomandarvi di non fidarvi ciecamente di chi ve lo farà provare nei bar e ristoranti locali, poiché ho avuto una brutta esperienza a riguardo in un bar (Sood) nel quale mi è stato dato un bicchiere di Ben Ryé, che passito non era nemmeno lontanamente. Purtroppo nel mondo della ristorazione non ci sono solamente persone appassionate e di cuore, ma ci sono anche persone che cercano in ogni modo di approfittarsene.

Molto carino a Marsala è il centro storico, molto “carataristico”. E’ bello perdersi tra le viette ed assaporare tutta l’aria della città e perché no, dopo una bella camminata, assaporare anche qualcosa di tipico. Mi sento di consigliare sia il Bed&Breakfast dove ho alloggiato perché mi sono trovata davvero benissimo, si chiama Il profumo del sale dove ho trovato una padrona di casa davvero carinissima, Tessa, che ci ha accolto dal primo mattino con i pasticciotti siciliani alla crema tipici. La sera, poi, abbiamo prenotato il ristorante direttamente dal balcone perché direttamente sotto il nostro alloggio e siamo andati ad assaggiare un po’ di pesce e di piatti tipici al Ristorante Vaccari, in Via Vaccari (25-30€). In più, siamo stati invitati anche ad un ristorante-bar sulla spiaggia, consigliato da Tessa, dove abbiamo assaporato la vera Sicilia, che fumava da delle meravigliose Tajin direttamente sulla spiaggia, al tramonto. Un’esperienza unica.

E dalla sbronza di Marsala, passiamo alle bontà e alla bellezza di Trapani qui una delle cose più semplici e belle da fare durante l’estate soprattutto, è andare alla spiaggia principale di Trapani, noleggiare un pedalò e farsi due risate con gli amici tuffandosi in acqua, dopodiché posizionarsi in uno dei numerosi baracchini sulla spiaggia e farsi un buon aperitivo al tramonto con uno spritz fresco e delle panelle fritte (frittelle di ceci), davvero il top della vita.

Non contenti la sera potete lasciarvi sedurre dalla bontà della pizza trapanese, specialmente quella di Calvino che è un po’ il Sorbillo trapanese per eccellenza. Preparatevi a non baciare e/o avvicinarvi a nessuno per le successive 48 ore. Il motivo? L’aglio. Ovunque. Anche dove non ve lo immaginereste, ma la bontà sì, ve l’assicuro. L’aglio è presente anche nel famoso pesto alla trapanese, potente, intenso e saporito. Prezzo 5-10€.

Trasportandosi sulle sponde di una delle più belle e famose spiagge della Sicilia, San Vito Lo Capo, non potete non fermarvi al ristorante Bianconiglio, in Via Santuario 17. Questo posto è davvero unico nel suo genere, diverso dalla tradizionalità che vi aspettereste da un ristorante siciliano, ma è questo il suo bello. Innanzitutto quando sentite parlare di un ristorante vicino al mare, a cosa pensate? Al pesce, ovviamente. Qui, invece, la specialità è la carne ed è davvero ottima. Io ho assaggiato il piatto cavallo di battaglia del ristorante chiamato come il ristorante con coniglio cucinato in modo insolito e con sapori decisi e ben bilanciati. Davvero un posticino con i fiocchi e ad un prezzo non troppo elevato. La selezione dei vini, poi, è ben strutturata e il personale è preparato sugli ingredienti dei piatti e questo li porta a sapere di cosa si sta parlando (Prezzo: 30-40€ a testa).

Dalla movida di San Vito Lo Capo ci spostiamo alla magia di Erice, sospesa sui monti siculi che osserva silenziosa la valle. Erice è antichità, pace, armonia. Erice sono tutti gli artigiani che fin dal mattino presto decorano a mano piatti e li espongono ai turisti. Erice sono tutte le signore anziane che stendono i panni sugli stendini vecchi e arrugginiti ma allo stesso tempo, affascinanti. Erice è i profumi, i sapori e l’arte che le pietre della sua “fortezza” sanno dare.

Ma dove mangiare qui? Sicuramente al ristorante Gli archi di San Carlo. Dire che è un luogo magico è ripetitivo e riduttivo. Questo ristorantino è incastonato nelle rocce ed è un luogo romantico anche a pranzo. Ci sono piastrelle colorate e decorate in ogni angolo, ed io, da ossessionata quale sono mi sono persa per qualche minuto a osservarle. Mi sono immaginata la mia futura casa ricoperta di colori così, per immergermi nella mia Sicilia. Qui abbiamo mangiato cose tipiche come le sarde ed i gamberi rossi di Mazara del Vallo. Impiattamenti bellissimi, rigorosamente nei piatti di ceramica più belli. La sensazione che si prova qui è davvero di pace e di assaporare davvero l’anima della Sicilia. Prezzo non economico, ma nemmeno troppo caro (circa 35-45€ a testa per un paio di piatti).

Ora arriviamo a Castellammare del Golfo, e qui miei cari lettori mi ci soffermerò un po’ di più, e capirete il perché. Questo paesino sul mare è la culla dei miei ricordi da bambina, quando d’estate si andava a trovare la nonna a casa. Qui è il luogo dove la nonna dopo cena mi concedeva un gelatino veloce anche se si era belli pieni dal pasto. Questo è il luogo del profumo dei prodotti del mercato che la nonna scendeva a prendere la mattina presto, senza svegliarci e rigorosamente ci cucinava con amore.

Tornarci è stato davvero piacevole, anche farlo vedere in video alla mia nonna, vederla emozionata, ed è un po’ doloroso ripensarci ora che la mia nonna non c’è più. Ma è proprio questo il bello dei luoghi e dei ricordi perché nel bene o nel male, nel cuore e nella mente non svaniranno mai. Qui non ho un ristorante da consigliarvi, ma molto di più per me. Un baracchino dei panini davvero speciale, il migliore. Si trova al Belvedere di Castellammare, dal quale si ha una visuale meravigliosa e dove cielo e mare si incontrano e si fondono con le case e le imbarcazioni. Qui ci sono panini con ingredienti semplici e siculi fino all’ultimo morso. Io vi consiglio quello con la salsiccia al finocchietto e quello con melanzane e panelle. Non sbagliate. Molto economico, regala felicità e pancia piena (5€ a testa).

Di ritorno a Palermo, e pieni dai giorni di cibo precedenti, ci imbattiamo in questo bar moderno ma che si ambienta bene nel clima palermitano più tradizionale: Fuoritempo. Qui ho avuto il piacere di assaggiare lo Sfincione, tipica pizza-focaccia siciliana con uno strato di sugo sopra, saporita e morbida. Probabilmente non è uno dei luoghi migliori dove mangiarlo, ma di certo, di sera e con poca fame è un posticino carino ed informale dove bersi qualcosa e stuzzicare altrettanto. Preparatevi a Palermo, è una confusione e caos unico. Questa città non dorme mai, altro che New York.

Ultima tappa, ma non meno importante è Cefalù, la classica cittadina che mi ricorda molto i paesaggi della serie Montalbano, con quei toni color sabbia degli edifici e delle stradine e allo stesso tempo mi ricorda le classiche città di mare con le bancarelle che vendono prodotti tipici e oggetti di ogni genere. Qui dopo aver visitato la bellissima Cattedrale di Cefalù ci siamo imbattuti in questo posticino scoperto grazie all’App di Cefalù (che vi consiglio di scaricare perché molto utile sia per orientarsi che per trovare posticini carini) chiamato Fritto diVino dove abbiamo assaggiato del buonissimo fritto misto di pesce fresco davvero leggero e delizioso. Croccante e saporito. Una libidine. Il tutto ammirando la meraviglia della Cattedrale.

Ma eccoci giunti alla fine di questo racconto, che spero vi sia piaciuto. Raccontare pezzi di me attraverso questo blog vuole essere un modo per presentarvi chi sono a poco a poco e per svelarvi la mia personalità nel modo più semplice e genuino possibile.

Per i viaggiatori: consiglio di stamparlo e segnarvi tutti i posticini, e arricchire il vostro itinerario del cuore. Spero che la Sicilia possa emozionarvi tanto quanto emoziona me. È magica.

PS. Breve promemoria di tutto ciò che DOVETE ASSAGGIARE:

  • cannolo siciliano
  • sfincione
  • gelato con la panna
  • briosche con gelato
  • busiate alla trapanese e alla norma
  • aneletti al forno
  • dolcetti alla pasta di mandorle